Notizie Radicali
  il giornale telematico di Radicali Italiani
  lunedì 04 aprile 2005
 Direttore: Gualtiero Vecellio
Perché sì al matrimonio gay e... ni ai pacs...
testo della lettera inviata da Sergio Rovasio al gruppo dirigente radicale

di Sergio Rovasio

Cari tutti,

vi scrivo queste righe anche dopo aver letto alcuni pareri sulla vicenda Pacs e per dirvi che sulla ‘priorità’ per i Pacs rispetto al matrimonio tra gay non sono d’accordo, Già da tempo ho espresso questo parere ad amici e compagni radicali. Mi trovo, insomma, faticosamente in disaccordo nell’impostazione di Marco P. e Daniele (il che, politicamente, mi è raramente capitato negli ultimi decenni e/o anni).


La vera integrazione dei gay si affermerà soltanto quando tutto ciò che è previsto per le coppie eterosessuali sarà consentito anche alle coppie gay. In Italia come sapete esiste una sola legge che espressamente discrimina i gay, ed è quella sulla fecondazione assistita, la cosa ancor più grave è che questa discriminazione avviene nello stesso ambito di coppia gay, non riconosciuta neanche dallo Stato ma riconosciuta in una legge con l’obiettivo di discriminarla.. Vi sono poi molte altre leggi che non espressamente ma in base alla loro ‘letteralità’ discriminano indirettament i gay, una per tutte: quella del diritto di famiglia, quella che regola il matrimonio, che prevede la propria realizzazione solo tra un uomo e una donna. Noi per la nostra singolarità, per il nostro modo di ‘vedere’, ‘vivere’ o ‘sentire’ il mondo possiamo anche considerare l’istituto del matrimonio come un retaggio tradizionalista vetero-religioso, addirittura limitativo rispetto ad un contratto tra due (o tre) persone che decidono insieme cosa inserire nei contenuti del loro “accordo-contratto di vita”… questo è chiaro e ne sono ovviamente consapevole. Ragion per cui anch’io sarei contrario al matrimonio, al suo significato letterale, storico, “limitativo”, religioso, ecc., ma il solo fatto che esista una sua regolamentazione in ambito civile, almeno dal 1958, dovrebbe vederci attenti e sensibili al suo stesso valore ‘civile’ e, appunto, non religioso.

Due uomini o due donne che vogliono vivere insieme nell’atto giuridico solenne ‘civile’, ‘laico’ che regola diritti e doveri, codificati, regolamentati dalla legge civile, oggi non possono esistere, sono negati, sono discriminati. Consentire indipendentemente dai Pacs l’accesso all’istituto ha una valore rivoluzionario…ed è questo che ha fatto Zapatero. Egli ha fatto una vera e grande rivoluzione, moderna, storica, sociale, culturale, anticlericale, laica, liberale, e anche incredibilmente semplice: sostituire, nella legislazione che regola l’istituto del matrimonio le parole uomo e donna con la parola ‘persone’. Ha imposto cioè al termine matrimonio qualsiasi tipo di coppia fatta di persone. Ha inserito, per l’affermazione dell’eguaglianza, all’interno della parola matrimonio, i gay. Perché noi evochiamo Zapatero? Perchè non evochiamo la Francia che i Pacs li hanno da ormai 3 o più anni?. La portata di questa iniziativa, che voi stessi evocate, è pari soltanto a quella che promossero e vinsero i radicali su aborto e divorzio in una società che aveva formato ed elaborato la sua legislazione nella sedimentazione social-religiosa di quasi due millenni.


La legge sui Pacs va certamente nella direzione della laicità ma trovo che sia una “strada parallela”, certamente interessante, di opportunità per coloro che non vogliono legarsi al matrimonio ma fatta proprio per non disturbare il perbenismo tradizionalista di coloro che fanaticamente vogliono “tutelare”, “proteggere”, “difendere” un istituto di “tutela della famiglia” in senso tradizionale, ciò avviene nell’ambito civile e ha un grande valore per la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica e quindi anche per molti gay! E sarà pur giusto consentirlo se anche solo due gay lo vogliono.

Siamo poi così sicuri che il Pacs promosso dall’Unione sia quello che permette grande libertà a due (o magari a tre) persone di scrivere quel che cazzo vogliono nel loro ‘contratto’? Io ne dubito molto, in Francia, ad esempio, il Pacs si basa su criteri pre-impostati, quasi come quelli dell’istituto del matrimonio, insomma una strada parallela. Possiamo vantarci del fatto che la chiesa non ha nulla a che vedere con il Pacs francese ma se “la forma è sostanza” e le forme e le sostanze sono simili ma fatte per due categorie di persone diverse, questo significa che v’è discriminazione, seppur minore, anche con i Pacs!